La donna della vendetta

Capitolo 4 - Strade parallele

Chicca Costanzo
2 months ago

Ottobre, dieci anni dopo...

«Sono felice che ti sia liberata… » disse Emma, raggiante, mentre caricava il voluminoso trolley nel bagagliaio dell’imponente Evoque di Geimy Sovrano. Erano lontani i tempi in cui la prendevano in giro per l’ostentazione dell’opulenza di famiglia… Per chi conosceva la donna e i suoi parenti era acclarato: la famiglia Sovrano (probabilmente grazie a misteriosi traffici con il paese d’origine) viveva, da sempre, nella ricchezza, ostentata senza troppo self-control. Dopotutto erano solo chiacchiere, si sapeva che erano commercianti e che nessuno di loro, nonostante le dicerie, era incorso in problemi particolari con la giustizia.

«Volevo salutare tua madre… »

«Lascia perdere, non c’è nessuno… ti ho parlato della villa in Sardegna?» disse Geimy, mentre metteva in moto, «Sono rimasti tutti là, dovrebbero rientrare a Londra martedì.» poi, imboccando il vialetto «Ci sono passata solo per due giorni; arrivammo con la barca di Greg… ma lo sai, mio padre non lo vede di buon occhio. Non credo sia per lui, ma è un tradizionalista: non avrebbe voluto che divorziassi da Carmelo, che palle!»

«Hai ragione,» disse l’amica «da un lato vivere in famiglia è bello ma dall’altro, tutti si sentono in dovere di sindacare sulla tua vita! Credo che per l’anno prossimo ritornerò a vivere da sola…» Emma Grey non si era mai sposata. Dopo la laurea, aveva passato molti anni negli Stati Uniti, facendo esperienza e cambiando un sacco di lavori… Geimy, era al corrente delle voci che correvano riguardo alle strane tendenze sessuali di Emma; nonostante fossero rimaste in contatto non erano tanto amiche da scambiarsi certe confidenze. Da ragazzine ne avevano fatte di fesserie ma ora erano donne, donne fatte, con una vita abbastanza stabile e si preoccupavano molto della propria rispettabilità. Il passato era morto e sepolto, e non ne avrebbero mai più parlato.

«Com’è che non lo trovi strano?» se ne uscì la Sovrano, cambiando argomento «Un’intervista sulle vecchie Scuole tradizionali… e ti mandano un invito proprio per noi due, come facevano a sapere che eravamo ancora in contatto?»

«Uff… ancora con questa storia? Tu sei una cazzo di superficiale ma appena senti parlare del College tiri fuori le unghie, diventi matta!» disse ridendo Emma. «Te l’ho già spiegato: quando presentarono il saggio su L’Istruzione, tra passato e futuro, riempii un questionario per la casa Editrice… e, alla fine, chiedevano: Sareste interessate a partecipare a un week end – seminario?» controllò che l’amica, finalmente, prestasse attenzione a ciò che diceva «E visto che si potevano inserire due nominativi, ho pensato a te! Tutto quì… siamo state fortunate.»

Emma aveva sempre amato i libri e, grazie all’influenza di uno zio titolato, era riuscita ad ottenere un posto di prestigio nella British Museum Reading Room.

Ormai avevano imboccato la comoda statale, entro le 17 sarebbero arrivate a Folkestone, magari giusto in tempo per prendere il te.

Un’altra prestigiosa vettura, intanto, percorreva la statale in direzione di Dover: un’Alfa Romeo G.T.V. Sfrecciava solitaria alcuni chilometri davanti a loro…
la mente di Yours, invece, apprezzato detective di Scotland Yard, percorreva col pensiero ben altre strade.


Lei lo aveva fatto ancora, era sparita nel nulla da tre giorni e lui si rodeva l’anima. Soffriva per l’accordo scellerato che aveva stretto con quella donna, affascinante e misteriosa. Ogni cosa in lei era ammantata di mistero, strana, controversa. “Se vuoi continuare questa storia,” aveva detto lei “devi accettare due condizioni. La prima (e lui era trasalito, perché le aveva confidato solo il nome di battesimo e non le aveva mai parlato del suo lavoro, durante quel primo, passionale, rapporto) è che non devi mai cercare informazioni su di me; la seconda è che, quando avrò bisogno di andar via, tu non mi fermerai… Non temere, se mi vorrai è probabile che ritornerò ma non cercare di bloccarmi. Mi conosco… Lo prometti?»

Cinque giorni di crociera sul Nilo, una pausa speciale, forse entrambi stavano fuggendo da qualcosa, però non se lo dissero mai. Forse nemmeno parlarono del passato; come se avessero bisogno l’uno dell’altra, si scelsero e si tennero stretti, durante quell’incantevole viaggio lontano dal mondo.

Quando giunse il momento di salutarsi, lei lo mise di fronte a quella scelta. Nonostante avesse cercato di non farlo trapelare, aveva capito che era un poliziotto e aveva cercato ogni appiglio per troncare, sul nascere, quella loro breve storia ma Yours non voleva rassegnarsi, fece di tutto per convincerla e, quando lei gli dettò le sue condizioni, alla fine promise. Iniziò così la sua storia con Eva Pool.

La donna viveva in periferia, unica pensionante di una vecchia signora assai discreta. Una volta tornati in città, però, i loro incontri non furono frequenti come Yours si sarebbe aspettato, lei era sempre molto impegnata.


Dopo un paio di settimane nella City, per Yours l’atmosfera fiabesca delle Piramidi aveva lasciato il posto alla dura routine del lavoro: gli orari sballati ridivennero la norma e l’impossibilità di tener fede a un appuntamento su cinque, una questione di ordinaria amministrazione. La visione “libera” del rapporto, secondo Eva, si rivelò una regola saggia; i due si amavano ma senza impegnarsi e questo li rendeva felici, durante le poche ore che si potevano permettere di passare insieme. Una vita ideale per un segugio come lui… quel suo difficile mestiere, la causa principale che aveva fatto fallire il suo matrimonio. Invece, adesso… Eva e Yours non litigavano mai!
Poi lui fece un passo falso… e quella fu la prima volta in cui Eva Pool sparì nel nulla. Erano passati alcuni mesi; la curiosità ebbe la meglio sulle promesse: servendosi della sua autorità e dei suoi “canali” cercò di scoprire chi fosse, veramente, Eva Pool ma si trovò di fronte a un mistero. La donna che dormiva spesso al suo fianco, aveva un curriculum blindato: Top Secret. Meglio se, semplicemente, Eva non fosse risultata in nessun archivio; invece no, esisteva ma il suo profilo era inarrivabile, solo un pezzo grosso avrebbe potuto presentare le credenziali per accedere ai suoi dati. Un paio di giorni dopo, trovò solo un biglietto: “Sono molto addolorata per ciò che hai fatto ma ti capisco e so che la colpa è mia. Perdonami e dimenticami.”

Yours credeva d’impazzire… non pensava che lei gli sarebbe mancata tanto. Non fece nulla per cercarla, però ogni sera che ci riusciva si recava personalmente a casa sua e consegnava alla vecchia signora una rosa per lei. Non smise mai. Trenta giorni dopo il suo cellulare squillò: Eva era tornata da lui.

“BUSSARE IL CAMPANELLO, GRAZIE”

Il foglietto, con l’avviso stilato rapidamente a mano, spiccava sul marmo verde cupo del bancone. A fianco, alcuni depliant del Touring Club, una piccola pila di cartoline della Pensione e un vecchio campanello in ottone, di quelli a pressione. L’albergo era carino e pulito, ma dava la netta sensazione di essere troppo “intimo” per ospitare un Congresso. Anche la strada da percorre per arrivarci era stretta e tortuosa, fatta apposta per quella che era la vera natura di quel posticino: una pensione vicino al mare, tipicamente turistica e sicuramente più ospitale d’estate.

Geimy Sovrano batté ripetutamente sul campanello, anche per manifestare, da subito, il suo disappunto, mentre la Grey, più pacata e riflessiva, si impadronì subito di una cartolina pubblicitaria, per documentarsi sui “piaceri” che quella vacanza gratuita le poteva regalare.

“Ho già provato io… devi aspettare un po’, impaziente signora!” la voce inattesa che veniva dalle loro spalle, fece sobbalzare le due amiche; la donna che aveva richiamato la loro attenzione doveva già essere nella Hall prima di loro, probabilmente era seduta a una delle comode poltrone e si stava godendo il magnifico panorama del giardino, che terminava con una ringhiera, subito dopo: il blu del mare mai quieto, della Manica.

La prima a riconoscerla fu Emma e d’istinto ne gioì:

«Ma… no… non è possibile: Polly, Polly Horse. E che cavolo ci fai tu, qui?»

«Beh, non te la prendere, mia cara ma è la stessa domanda che mi sono fatta io, quando vi ho viste entrare.» Rise apertamente. «Nonostante gli anni, sempre insieme… : la gatta e la volpe, come vi chiamavamo allora…»

Le tre si salutarono con un abbraccio più di cortesia che di felicità. La faccia di Geimy, da sempre insofferente e abbastanza viziata da non preoccuparsi dell’etichetta, manifestava con chiarezza che avrebbe preferito non incontrare la vecchia amica del College.

Polly spiegò loro che era stata molti anni negli States e che era diventata una scrittrice, ma non di romanzi; si era specializzata nella produzione di libri scolastici, nell’ambito della puericultura. Anche lei aveva ricevuto un invito…

Intanto non arrivava ancora nessuno e le tre ne approfittarono per chiacchierare e guardarsi intorno; finché, dietro la gabbia del piccolo ascensore, scoprirono una porta, con attaccato sopra un cartoncino abbastanza grottesco. in verità. Sopra c’era scritto in stampatello:
“SIMPOSIO, LA SCUOLA DEL PASSATO PUÒ INFLUENZARE IL FUTURO?”

Ma quando la Sovrano tentò la maniglia, la porta si rivelò chiusa a chiave…


«Ecco, detective,» disse l’agente, lo aspettava sulla spiaggia, riparato alla meglio sotto uno spogliatoio del Lido, che ancora non era stato smontato «l’ho abbiamo coperto con l’incerata!»

«Chi l’ha trovato?» chiese Yours, mentre la sua mente si metteva in moto e si guardava intorno in cerca di indizi.

«Stamattina, verso le otto, gli operai che smontano le strutture del Lido, l’hanno trovato qui… in questo punto preciso! Sono scappati via… uno spettacolo orrendo!»

Il cadavere dell’uomo giaceva di lato, in posizione fetale. Non aveva più la faccia: tutta la pelle del volto gli era stata strappata, come fosse stato divorato da uno o più animali feroci, o da pesci… carnivori.