Una notte a Marienbad
Capitolo 5 - La Ruota della Fortuna

Il giovane principe cresceva felice e intraprese anche dei viaggi, accompagnato dal suo seguito fedele, per conoscere usi e costumi di altri paesi. Aveva un animo gentile, bell’aspetto e una capacità di parlare direttamente al cuore ... ascoltarlo era un piacere per tutti e i suoi sudditi vivevano pacifici, sicuri che al vecchio re, sarebbe succeduto colui che già si dimostrava un futuro, ottimo re, amante della vita e della pace.
La beatitudine di quegli anni non durò a lungo, appena il giovane ebbe compiuti diciotto anni, una brutta caduta da cavallo, portò il re, suo padre, alle soglie dell’esistenza terrena. Il re espresse subito il desiderio di mandare a chiamare suo fratello, non dimentico del patto sottoscritto, e inviò i suoi messi ad avvertire il mago ma quando questi arrivò era già tardi e non potè che partecipare ai solenni funerali, in onore del re.
Il mago vide il principe con piacere e, da questi, fu invitato a restare presso la regia almeno fino alla cerimonia della sua prossima investitura. Lo zio accettò di buon grado, dopo anni passati a studiare i vecchi libri e a tentare formule magiche, la vita nel castello piena di agi e comodità gli sembrò un paradiso.
I giorni passavano e il mago non si decideva a mantenere il patto stretto col re, per donare ulteriore potenza al giovane principe. A lui sembrava già tutto così perfetto in quel reame e fu tentato più volte di far valere la ragione, magari rispettando il patto solo a metà. Pensò che avrebbe potuto spiegare al giovane come stavano le cose, era un ragazzo assennato e avrebbe potuto comprendere la gravi responsabilità che tanto potere gli avrebbe procurato.
Ma qualcosa di inatteso avvenne perché Cupido ci mise lo zampino… il mago benvoluto e a suo modo affascinante pose gli occhi sulla vedova del re, una donna ancora giovane e di una bellezza sconvolgente. Tra una romanza e una poesia, mentre i cortigiani erano impegnati nelle loro incombenze, il mago si innamorò della regina in modo talmente esagerato da rischiare di perdere i lumi della ragione. La lunga astinenza e la pratica del celibato fecero il resto, infuocando ancor di più l’animo del cognato che ogni giorno passava ore e ore a confortare la triste e inconsolabile dama.
La donna non vedeva in lui che un cognato premuroso e un attento istitutore del figlio, ma nulla di più. L’amante segreto invece si fece intraprendente e, forte dei suoi sortilegi decise di intervenire direttamente sulla realtà e sul destino. Per prima cosa, con una scusa banale, convinse la regina a bere una mistura ricostituente e miracolosa che l’avrebbe riscossa da quella pericolosa mestizia che l’aveva pervasa. In realtà, le aveva somministrato un potente filtro d’amore, che esaltò nella donna ogni ardore sopito e vinse ogni sua ritrosia. Tant’è che, quella notte stessa, fu proprio la regina che in preda a capogiri e mancamenti si recò segretamente nella stanza del cognato, alla ricerca di conforto.
Presto caddero l’uno tra le braccia dell’altra e non fu possibile per nessuno dei due trattenersi dal diventare amanti. Questa passione, naturalmente potente nel mago e instillata con l’artifizio nella regina, non tardò a far scaturire i suoi perversi frutti.
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