Una notte a Marienbad

Capitolo 7 - Il Mondo

Chicca Costanzo
22 days ago

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Intanto, nel suo regno natale, il mago che si era fatto re era tutto preso dai suoi progetti riguardo al futuro del trono, che ormai sentiva del tutto suo. Col passare del tempo e con l’aumentare del suo prestigio e delle sue ricchezze, il mago decise di rifarsi delle lunghe astinenze, alle cui si era sottoposto quando viveva da asceta, così si dedicava ai piaceri della vita, circondandosi di vergini e giovani donne entusiaste.
La regina ormai non risvegliava in lui alcun interesse tant’è che aveva smesso da tempo di propinargli il suo elisir d’amore. Adesso la signora lo vedeva per quello che era, mentre i suoi precedenti appetiti sessuali, esaltati dalla pozione, le procuravano solo rimorso e vergogna. Si dedicava alla cura del suo secondo genito, nato dal rapporto col cognato, mentre dell’altro suo figlio, quello che si comportava da imperatore, non poteva che seguire le gesta attraverso i racconti dei messi che recavano continui aggiornamenti al re impostore.
La regina non aveva un carattere forte ed era cresciuta tra gli agi, quindi non sapeva difendersi dalle scaltrezze del vecchio. Così, sia per il semplice gusto di mortificarla e sia per non tenerla troppo al corrente dei progetti reali, ella veniva messa sempre più da parte.
Anche il figlioletto le veniva sottratto spesso e volentieri, accampando la scusa che doveva essere addestrato come un vero, futuro monarca.

Era appena terminato l’inverno. La regina, che viveva sempre più ritirata e veniva sempre meno invitata a partecipare alla vita di corte, seppe dell’arrivo di uno dei messaggeri del re, suo marito. Conosceva sia quel losco figuro che la genia da cui proveniva e si rammaricò, ancora una volta, degli atteggiamenti scellerati di quell’uomo che, in un momento di inspiegabile frenesia, aveva accettato di sposare. Comunque, si fosse trattata anche di Satana in persona, di sicuro portava notizie del suo figlio maggiore e che lei vedeva sempre più di rado; ciò accadeva durante quei pochi giorni che trascorreva a corte, e in cui nemmeno si accorgeva di lei, ma il cuore di una mamma trepida sempre e non si arrende mai.
Era sola, il figlioletto col suo tutore, quindi ne approfittò per recarsi quatta quatta nel salotto reale, dove sua maestà riceveva le visite. Per non scontrarsi col marito e per evitare un ulteriore, odioso, litigio, preferì origliare, mendicando, dagli interstizi delle spesse tende damascate, qualche notizia riguardo al suo figliolo, sempre lontano e impegnato in battaglia.
- Quindi sarà qui per la domenica di Pasqua? – stava dicendo il mago.
- Precisamente maestà – confermò la spia – e, da quello che si dice, stavolta è deciso a restare, per riposare e per trascorrere la convalescenza tra le mura di casa sua. –
Il cuore della regina sussultò: cosa poteva essere capitato a suo figlio? Era stato ferito ... era grave?
- Maledetta febbre gialla, poteva anche portarselo al creatore ... invece ... – quelle parole, udite chiaramente, fecero rabbrividire la signora. Non si era sbagliata dunque: il maledetto odiava il suo primogenito, non aveva voluto crederci ma ormai il sospetto diventava realtà. Dopotutto era vecchio e non era uno stupido, si preoccupava certo della futura successione e desiderava ardentemente che tutto il reame e i possedimenti, andassero al figlio minore, quello che era sangue del suo sangue.
- Si, maestà, l’ho sentito con queste orecchie – continuò l’altra voce – diceva che avrebbe approfittato di questo riposo forzato per sistemare un po’ di cose anche qui, al castello. –
- Uhm... sistemeremo le cose una volta per tutte ... è giusto. – disse il re pensoso, poi dopo qualche istante: - Ascoltami attentamente, domani mattina, all’alba ritorna in questa sala, mi troverai ad aspettarti. –
Il gaglioffo era tutt’orecchi, una missione privata, per il re, voleva dire certamente un bel compenso, un premio, forse del danaro.
- Ti consegnerò un ampolla, portala alla torre, quella detta dell’Imperatore, il portone sarà aperto ... ricordi la “pietra d’Angolo”? Quella che ti mostrai l’anno scorso? –
- Oh si, mio re, mi diceste appunto di tenere a mente quel punto –
- Bravo! – continuò il vecchio – vedrai che c’è uno sportellino di ferro ... –
- Lo avevo già notato, sire. – la spia si esibì per dimostrare che era veramente un tipo sveglio.
- Molto bene ... dentro al tabernacolo troverai una vecchia ampolla con una targhetta di metallo: svuotala e poi dovrai riempirla con il liquido che ti consegnerò – concluse il Mago.
- Domani all’alba mi troverete qui, mio signore! – disse enfatico l’uomo.
- Adesso vai ... – disse ancora l’impostore poi, permettendosi un attimo di vanagloria, aggiunse – e la prossima volta che ci incontreremo, mi chiamerai imperatore! –
Sorrisi maligni d’intesa conclusero la terribile conversazione.
La regina, terrorizzata, si augurò solo che il tambureggiare del cuore impazzito non svelasse la sua presenza. Per fortuna i due “compari” uscirono insieme ... il vecchio laido aveva fretta di correre a festeggiare, con le sue concubine.
La donna presa dalla paura non sapeva che pesci pigliare però, per prima cosa, decise di vegliare continuamente sul figlio, non appena questi fosse ritornato al castello.

Pochi giorni dopo, un sabato piovoso, l’esercitò rientrò nel paese, per una lunga pausa di assestamento e ogni militare potè finalmente riabbracciare i propri cari.
Per il principe, poiché i suoi titoli non erano stati ancora ratificati ufficialmente, non era ancora né re, né imperatore, quindi era giunto il momento di sistemare le carte bollate che dettano legge anche sui più arditi condottieri. Arrivò in carrozza ma era tardi e la regina non riuscì a incontrarlo, preso com’era dalle ultime faccende militari.