Halloween, sangue innocente

Lino Smith
a month ago
Halloween, sangue innocente

Dalla Leggenda di Jak o' Lantern


1700 B.C.

Piana dei Morti, un piccolo villaggio senza nome nei pressi della Grande Cattedrale.

E' notte fonda.

Krud, il vecchio Sacerdote, versa ancora birra forte nelle tazze dei sette anziani. Hanno accettato di seguirlo nonostante la notte senza stelle. A loro insaputa lo Sciamano ha aggiunto un succo scuro, tratto da certi licheni che crescono sui umidi bordi delle Grotte Proibite.

Quando gli "Anziani" cominciano a ridacchiare e a ruotare gli occhi, come seguissero un volo d'uccelli, Krud fece un segno a tre prostitute e il consiglio segreto si trasformò in orgia. Mangiavano frutta secca, bevevano, e intanto si accoppiavano come bestie, con le puttane. Krud le aveva comprate da una tribù del nord. All'alba, quando a stento gli uomini riuscivano a tenersi in piedi, Krud li fermò e intimò loro la Scelta. Stanchi e storditi dalla droga, pur di tornare alle loro capanne, fecero ciò che desiderava. Scelsero tutti un sassolino nero, invece che uno bianco, e lo lasciarono cadere in una tazza votiva, ricavata da un cranio umano.

Quando si allontanarono Krud verificò, col suo assistente, contarono otto sfere di ossidiana, nere. Il sacerdote gongolava dentro sé, il destino di Jak, il Cacciatore, era segnato!

La sua vendetta si sarebbe compiuta; ancora tre giorni poi, la notte del Samhain, Jak avrebbe incontrato il suo destino! Un destino nuovo, diverso: niente più allori, solo sangue e dolore.

Krud godeva; grazie all'eclissi predetta e alla condiscendenza dei "saggi", aveva convinto tutti che il sacrificio era necessario, urgente. Gli dei dovevano essere placati; il loro mondo era minacciato! La mano di un eroe, come Jak, doveva donare sangue innocente.

Krud, si accostò alle tre donne addormentate, e spaccò loro il cranio con la mazza, una dopo l’altra. Le sventurate non videro l'alba.

Il vecchio era prudente e spietato.


Nella piccola capanna l'aria era intrisa d'odore di cibo avanzato e sudore ma non disturbava il naso di Jak né turbava il sonno di Shi e disua figlia, Schy.

Jak osservò le stelle dal buco sul soffitto, l'alba era prossima: il momento migliore!

Scivolò dal pagliericcio dove dormivano abbracciati. Dopo un ultimo, amorevole sguardo, uscì nell'ultima bruma del mattino.

Poco dopo era appostato, invisibile, su un punto riparato, dove il fiume faceva ansa, e l'acqua, trasparente. Armò con la selce la lunga lancia e aspettò. Aveva negli occhi l'immagine dei suoi amori addormentati. La piccola Schy, con i suoi stessi occhi; come lui, era viva solo grazie alla forza. Aveva voglia di battersi il petto, orgoglioso, ma rimase in silenzio.

Jak era stato trovato nella foresta di Ston, debole, provato, allattato da un'orsa. I cacciatori, spaventati, uccisero l'animale e Mhol, il costruttore di armi, lo portò al villaggio.

Se fosse dipeso da Krud, lo Sciamano, lo avrebbero ucciso, lui odiava qualsiasi cosa nuova. I Saggi videro nella sua sopravvivenza un segno divino, mentre l'orsa era un animale sacro. Mhol lo prese con sé, non aveva avuto figli dalla moglie, Khaal.

Così ebbe salva la vita e, da grande, si rivelò una benedizione per la tribù. Erano un gruppetto di semi‐uomini, quasi nani, mentre Jak proveniva da una razza lontana. Divenne così alto, astuto e forte, da essere considerato un semidio: i suoi incredibili occhi azzurri, incutevano timore reverenziale.

Aveva potuto sposare Shi, poi era nata una bambina meravigliosa con gli occhi del colore del ghiaccio.

Jak era un punto di riferimento per tutti; cacciatore e combattente senza pari.

Un rumore lo distolse: lontano un gruppo di anziani barcollanti, tornava verso casa. Jak sorrise:

"Vecchi ubriaconi..." pensò, nell'alba.


Mezzogiorno. Il Capo e gli anziani riuniti nel cerchio megalitico, il monumento costruito dagli Dei: lo chiamavano la Cattedrale!

Al sole, le enormi pietre, gettavano ombre nette sull'erba umida dell'autunno.

‐ Ci siamo scordati degli Dei: ora sono stanchi! ‐ recitava Krud, in piedi su una pietra, presso l'Ara sacrificale.

‐ L'estate scorsa la terra ha tremato, mentre d’inverno il raccolto è gelato. Adesso, un altro segno! Dinanzi a voi, il giorno è divenuto notte! – gli uomini rabbrividirono alle sue parole ‐ Solo grazie alle mie preghiere, avete rivisto la luce: è verità! – Tutti assentirono e provarono disagio.

Certe volte, una calma piatta fa paura più d’un cataclisma, come se contenesse la promessa di una futura catastrofe.

‐ E' giunta l'ora di dimostrare la nostra sottomissione, il nostro rispetto! E' giunta l'ora del sacrificio supremo! ‐ lo sciamano li fissò negli occhi, uno per uno.

Un gesto teatrale. Fece comparire dall’Ara, la coppa del cranio, con dentro gli otto sassi neri. Tutti arretrarono, involontariamente, le pietre sacre riflettevano, cupe, la luce solare.

‐ Non temete ‐ li incalzò Krud – Organizzerò io la cerimonia ma, il sacrificio dovrà essere celebrato da Jak! E' lui l'eletto, lo sapete tutti! Lui è segnato dagli Dei! –

Le tremende intenzioni di Krud erano note agli anziani. I capi delle famiglie sapevano ma nessuno parlava.

Il vecchio, attore consumato, lasciò che gli occhi gli si velassero di lacrime:

‐ Lo so, è terribile... ma è necessario. Solo il sacrificio di un fiore raro potrà convincere gli Dei della nostra obbedienza. Solo così ci risparmieranno! Non temete, saprò approntare tutto, anche se con la morte nel cuore.


La sera era fredda ma intorno al fuoco si stava bene.

Tutti si erano rimpinzati , avevano arrostito i grossi pesci catturati da Jak, il Cacciatore.

Lo Sciamano, quella sera, era stato fin troppo cordiale, il cacciatore non si fidava troppo. Krud lo convinse a sorbire un nettare speciale tratto dalle bacche di ginepro. Jak bevve avidamente; la pozione era deliziosa. Ora, drogato, assisteva con la mente ovattata, ai preparativi di una cerimonia che non conosceva.

Solo i maschi partecipavano ai riti. Quattro tozzi indigeni, salmodiando, portarono Jak, come in trionfo. Arrivarono spediti alla piana della Cattedrale col favore della luna piena. Alcuni falò ravvivavano l'ocra, tingendo di sangue i megaliti che si stagliavano sul cielo cobalto. L'assistente di Krud, coprì lo jerofante con una pelle d'orso e il vecchio iniziò una complessa danza rituale.

Altri, intorno, eccitati e ubriachi, si dimenavano come ossessi, mentre i musici percuotevano attrezzi fatti di pelle, ossa e legni sacri. Un solo, cupo ritmo, palpitava all'unisono e riecheggiava nella valle. A Jak girava la testa ma non poteva svenire. Ad un gesto di Krud venne portato, di peso, all'altare sacrificale. Krud armò la sua mano con una lama nera, ricavata da una Pietra di Cielo.

Intorno, una ridda di luci, scintille, urla e tamburi. Tutto vorticava in modo indistinto. Krud gridava qualcosa sulla necessità del sacrificio, sul volere degli Dei e sul destino!

Sopra la pietra una figura sottile: possibile fosse umana?

In testa un cappuccio con i tratti d’un coniglio.

‐ Uccidi! Uccidi! ‐ urlavano intorno gli anziani.

Jak era sconcertato, non capiva più niente mentre suoni e grida lo incalzavano. Krud gli strillava nella mente, rendendolo pazzo.

‐ Uccidi! Uccidi! ‐ la mano di Jak, infine, scese implacabile: la pietra affilata affondò nella carne tenera. Poco sangue caldo e scuro dissetò, ancora una volta, quel luogo di dolore.


Le urla strazianti di Jak, alla sera del giorno dopo, erano ridotte ad un rantolo sordo. Il dolore si rinnovava appena abbassava la testa e rivedeva il corpo senza vita di Schy.

Nel petto, infisso come una lapide, lo stesso grosso pugnale con cui il padre, ignaro, le aveva dato la morte.

Immota, trasfigurata, la bambina sembrava un cencio bianco e aveva perso tutta la sua bellezza. Solo gli occhi, azzurro chiaro, specchiavano immobili il cielo stellato.

‐ Lasciamolo legato ‐ disse maligno Krud ‐ il dolore lo rende aggressivo! Lasciamolo un paio di giorni senza cibo, finché non diventa debole, poi lo faremo ragionare! ‐ lo sciamano si fingeva addolorato ma in cuor suo godeva del compimento della sua vendetta.

Lontana, nascosta da un masso, la bella Shi assisteva impotente. Se si fosse avvicinata alla zona sacra, l'avrebbero lapidata per sacrilegio. Krud finse di non vederla ma si leccò i baffi: la voleva più che mai ma se ne sarebbe appropriato con calma.

Era tutto pianificato: tra un paio di giorni "qualcuno" avrebbe rifocillato Jak (con cibo avvelenato) e “per volere degli Dei” anche lui avrebbe lasciato questa valle di lacrime.

Il suo assistente si assicurò che i legacci fossero ancora saldi, poi si allontanò da Jak che scartava furioso, stando attento a evitarne lo sguardo.

Venne la notte. Shi, si era addormentata per terra, impotente. Le stelle brillavano sulla piana. Il cielo era buio, la luna era già tramontata. Misteriosamente, solo gli occhi di Schy, brillavano di luce fredda.

A un certo punto, le stelle si fermarono e nel buio si stagliò una figura più oscura della notte.

‐ Vuoi davvero vendetta con tutta l'anima, Jak? ‐ disse il Faken, con la voce che sibilava come vento tra le porte dei sepolcri.

‐ Allora facciamo un patto – e rise maligno ‐ tu mi dai l'anima, adesso, e io ti dò questa... ‐ e, sciogliendogli i legami, gli pose in mano una strana lancia di metallo bruno.


Piana dei Morti.

Una volta libero, folle dal dolore Jak riuscì, a stento, a sotterrare la bambina là, dove la malvagità di Krud aveva preso il posto del volere degli Dei. Il grande cacciatore era senza forze come un otre vuoto. Vagò tra i boschi per giorni, senza scopo, incapace di ogni sentimento.

Quando finalmente si riprese, sperimentò i magici poteri dell'asta del Faken; l'aveva pagata assai cara! Aveva ceduto l'anima. Però la lancia degli Dei poteva renderlo invisibile, se impugnata nel modo esatto.

Riprese vigore pensando solo alla vendetta. Infine, una notte tornò al villaggio ma senza farsi vedere.

Da allora, uno a uno, notte dopo notte, i corpi dei cospiratori vennero trovati decapitati tra le capanne. Le loro teste, invece, infisse su alti pali, sembravano comparire magicamente nell’alveo del tempio megalitico.

Ad ogni esecuzione, Krud era sempre più sgomento e terrorizzato, la sua paura non si placava neppure tra le braccia della bella Shi.

Alla fine di Ottobre dell'anno successivo, undici teschi circondavano l’Ara della Cattedrale.

Finché una mattina anche Krud fatto a pezzi venne trovato ma la testa no, non si ritrovò mai...


Ancora oggi, la notte di Ognissanti, non sono pochi i bambini che giurano di aver incontrato uno strano viandante, tutto vestito di stracci. Legata ad un bastone portava una lanterna particolare: era tonda, era liscia e da due buchi ottusi, che sembravano orbite vuote, scaturiva la luce traballante di una fiamma. Effettivamente somigliava a un teschio ma tutti sapevano che doveva essere solo una zucca, intagliata apposta per spaventarli.

Da tanto tutti i ragazzini ridono e scherzano durante la notte di Halloween ma sempre con un pizzico di paura nel cuore. E, a volte, capita che qualcuno di loro, per un attimo, si gode una carezza di quel vecchio squinternato di Jack o' Lantern.

Proprio così, perché lui vaga ancora per il mondo senza meta.

La piccola Schy gli scalda il cuore con gli occhi di stelle e il teschio lucido e consunto del vecchio Krud gli illumina la strada nella notte.