Tonfino l'invisibile
Una volta un ragazzo di nome Tonino andò a scuola che non sapeva la lezione ed era molto preoccupato al pensiero che il maestro lo interrogasse. «Ah, - diceva tra sé, - se potessi diventare invisibile...» Il maestro fece l'appello, e quando arrivò al nome di Tonino, il ragazzo rispose: - Presente! - ma nessuno lo sentì, e il maestro disse: - Peccato che Tonino non sia venuto, avevo giusto pensato di interrogarlo. Se è ammalato, speriamo che non sia niente di grave. Così Tonino comprese di essere diventato invisibile, come aveva desiderato. Per la gioia spiccò un salto dal suo banco e andò a finire nel cestino della carta straccia. Si rialzò e si aggirò qua e là per la classe, tirando i capelli a questo e a quello e rovesciando i calamai. Nascevano rumorose proteste, litigi a non finire. Gli scolari si accusavano l'un l'altro di quei dispetti, e non potevano sospettare che la colpa era invece di Tonino l'invisibile. Quando si fu stancato di quel gioco Tonino uscì dalla scuola e salì su un filobus, naturalmente senza pagare il biglietto, perché il fattorino non poteva vederlo. Trovò un posto libero e si accomodò. Alla fermata successiva salì una signora con la borsa della spesa e fece per sedersi proprio in quel sedile, che ai suoi occhi era libero. Invece sedette sulle ginocchia di Tonino, che si sentì soffocare. La signora gridò: - Che tranello è questo? Non ci si può più nemmeno sedere? Guardate, faccio per posare la borsa e rimane sospesa per aria. La borsa in realtà era posata sulle ginocchia di Tonino. Nacque una gran discussione, e quasi tutti i passeggeri pronunciarono parole di fuoco contro l'azienda tranviaria. Tonino scese in centro, si infilò in una pasticceria e cominciò a servirsi a volontà, pescando a due mani tra maritozzi, bignè al cioccolato e paste d'ogni genere. La commessa, che vedeva sparire le paste dal banco, diede la colpa a un dignitoso signore che stava comprando delle caramelle col buco per una vecchia zia. Il signore protestò: - Io un ladro? Lei non sa con chi parla. Lei non sa chi era mio padre. Lei non sa chi era mio nonno! - Non voglio nemmeno saperlo, - rispose la commessa. - Come, si permette di insultare mio nonno! Fu una lite spaventosa. Corsero le guardie. Tonino l'invisibile scivolò tra le gambe del tenente e si avviò verso la scuola, per assistere all'uscita dei suoi compagni. Difatti li vide uscire, anzi, rotolare giù a valanga dai gradini della scuola, ma essi non lo videro affatto. Tonino si affannava invano a rincorrere questo e quello, a tirare i capelli al suo amico Roberto, a offrire un leccalecca al suo amico Guiscardo. Non lo vedevano, non gli davano retta per nulla, i loro sguardi lo trapassavano come se fosse stato di vetro. Stanco e un po' scoraggiato Tonino rincasò. Sua madre era al balcone ad aspettarlo. - Sono qui, mamma! - gridò Tonino. Ma essa non lo vide e non lo udì, e continuava a scrutare ansiosamente la strada alle sue spalle. - Eccomi, papà, - esclamò Tonino, quando fu in casa, sedendosi a tavola al suo solito posto. Ma il babbo mormorava, inquieto: - Chissà perché Tonino tarda tanto. Non gli sarà mica successa qualche disgrazia? - Ma sono qui, sono qui! Mamma, papà! - gridava Tonino. Ma essi non udivano la sua voce. Tonino ormai piangeva, ma a che servono le lacrime, se nessuno può vederle? - Non voglio più essere invisibile, - si lamentava Tonino, col cuore in pezzi. - Voglio che mio padre mi veda, che mia madre mi sgridi, che il maestro mi interroghi! Voglio giocare con i miei amici! È brutto essere invisibili, è brutto star soli. Uscì sulle scale e scese lentamente in cortile. - Perché piangi? - gli domandò un vecchietto, seduto a prendere il sole su una panchina. - Ma lei mi vede? - domandò Tonino, pieno d'ansia. - Ti vedo Sì. Ti vedo tutti i giorni andare e tornare da scuola. - Ma io non l'ho mai visto, lei. - Eh, lo so. Di me non si accorge nessuno. Un vecchio pensionato, tutto solo, perché mai i ragazzi dovrebbero guardarlo? Io per voi sono proprio come l'uomo invisibile. - Tonino! - gridò in quel momento la mamma dal balcone. - Mamma, mi vedi? - Ah, non dovrei vederti, magari. Vieni, vieni su e sentirai il babbo. - Vengo subito, mamma, - gridò Tonino pieno di gioia. - Non ti fanno paura gli sculaccioni? - rise il vecchietto. Tonino gli volò al collo e gli diede un bacio. - Lei mi ha salvato, - disse. - Eh, che esagerazione, - disse il vecchietto.
Generi
Argomenti